CONSULENZA FERTILITY SAVE: UN AIUTO PRIMA DELLA CHEMIOTERAPIA
19 Agosto 2019 - FERTILITY SAVE - CHEMIOTERAPIA - GRAVIDANZA DOPO IL CANCRO - Articolo di Agata Giuffrida (*fonte AIMAC)
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LA NUOVA VITA
“Nessuno è più capace di te di renderti felice”
- Thomas Torelli
Tra
i
vari
effetti
collaterali
che
si
possono
riscontrare
nel
periodo
della
chemioterapia,
quando
siete
lì
lì
per
decidere
se
salvarvi
le
penne
o
cercare
di
mantenere
integre
le
vostre
ovaie
e
la
vostra
capacità
di
procreare,
può
essere
sicuramente
di
aiuto
e
di
supporto
una
consulenza
Fertility
Save,
che
sicuramente
l’ospedale
che
vi
ha
in
cura
vi
proporrà,
se
rientrate
tra
le
“fortunate”
giovani
che
sono state operate di
tumore al seno e ancora non hanno figli.
Questo
perché
le
cure
chemioterapiche
possono
portare
a
una
eventuale
pre-
menopausa.
Che
però
potrebbe
non
avvenire
nell’immediato,
ma
dopo
qualche
anno.
A
cosa
dovete
prepararvi?
Intanto
a
rimandare
le
vostre
cure,
perché
il
prelievo
deve
essere
fatto
prima
che
inizi
tutto
l’iter
medico,
fatto
di
chemioterapie,
radioterapie
e/o
cure
ormonali
e
chi
ne
ha
più
ne
metta;
a
un
piccolo
intervento,
in
sedazione
profonda,
perché
vi
preleveranno
gli
ovociti
(o
gli
embrioni
,
a
seconda
dei
casi)
che
verranno
conservati
nell’azoto
liquido.
Il
metodo
di
conservazione
permette
di
non
intaccare
le
loro
caratteristiche
biologiche
anche
dopo
anni
di
congelamento
e,
nel
momento
in
cui
decidiate
di
avere
dei
pargoli,
verranno
reimpiantati.
Il
successo
di
questo
sistema
dipende
dalla
vostra
età
e
dal
numero
di
ovociti
che
si
riescono a recuperare.
Questo
sistema,
così
come
il
congelamento
degli
embrioni,
ha
bisogno
di
una
stimolazione
ovarica,
che
però
potrebbe
risvegliare
anche
eventuali
cellule
tumorali
sensibili agli ormoni.
Quali
ulteriori
possibilità
avete?
Sempre
a
discrezione
dei
vostri
medici,
che
valuteranno
i
metodi
più
adatti
in
base
al
vostro
percorso
clinico
personale,
si
potranno,
per
esempio,
“addormentare”
le
cellule
destinate
alla
riproduzione,
grazie
alla
somministrazione
farmacologica
di
analoghi
del
GnRH
,
che
non
ritardano
l’inizio
delle
cure,
sono
ben
tollerati,
ma
soprattutto
non
dovrete
finire
sotto
i
ferri
per l’ennesima volta.
Un
altro
modo
per
la
preservazione
della
fertilità
è
il
congelamento
del
tessuto
ovarico
.
Ma
siamo
alle
solite.
Questo
iter,
infatti,
prevede
un
intervento
in
laparoscopia,
con
anestesia
generale,
che
rimanda
l’inizio
delle
cure
oncologiche,
anche
se
di
pochi
giorni.
Il
tessuto
ovarico
prelevato
viene
suddiviso
in
frammenti
e
conservato
in
azoto
liquido
così
come
ovociti
e
embrioni.
E’
una
tecnica
che
non
richiede
la
stimolazione
ovarica
ed
è
l’unica,
al
momento,
che
si
conosca
per
preservare la fertilità nelle pazienti in età prepuberale.
E
se
non
ve
la
sentite
di
intraprendere
un
ennesimo
percorso
medico,
fatto
di
interventi,
esami
o
farmaci
da
prendere,
e
comunque
avete
un
cuore
grande
che
va
al
di
là
del
fatto
che
abbiate
o
meno
partorito
una
creatura
fatta
del
sangue
del
vostro sangue, ricordatevi che c’è sempre l’
adozione.
Aver
avuto
un
cancro
NON
E’
DISCRIMINANTE
PER
L’ADOZIONE
DI
UN
BAMBINO.
Certo,
forse
il
percorso
sarà
più
lungo,
dovrete
dimostrare
di
essere
in
grado
di
prendervi
cura
di
lui
o
lei,
avrete
probabilmente
la
necessità
di
fare
più
incontri
con
tribunali, assistenti sociali e psicologi, ma se è veramente quello che volete, fatelo! *
RELAZIONI, AMICIZIA, E AMORI: RITORNARE SINGLE
FISICO, MENTE E SPIRITO: COME PRENDERSI CURA DI SE’ A 360 GRADI
30 Agosto 2019 - ATTIVITA’ FISICA COSTANTE - DIETA EQUILIBRATA - YOGA E MEDITAZIONE - PENSIERO POSITIVO - Articolo di Agata Giuffrida
Premesso
che
bisognerebbe
prendersi
cura
di
se’
stesse
sempre
e
in
qualsiasi
situazione
fisica
ed
emotiva
ci
si
trovi
ad
affrontare
nel
corso
della
nostra
esistenza,
la
diagnosi
di
un
tumore
ci
obbliga
a
concentrarci
SOLO
SU
DI
NOI
E
AL
NOSTRO
BENESSERE
PSICOFISICO.
Quindi,
smettetela
di
pensare
agli
altri
(marito,
compagno,
genitori,
figli,
cane,
gatto…)
e
ad
altro
(lavoro,
casa,
spesa,
pulizie…)
e
pensate
unicamente
a
voi,
a
cosa
vi
fa
stare
bene,
perchè
se
non
state
bene,
in
equilibrio
con
voi
stesse,
non
potrete
sicuramente
occuparvi
degli
altri
e
di
altro.
Pazienza
se
vi
daranno
dell’egoista.
Pazienza
se
alcuni
si
allontaneranno
da
voi.
In
queste
particolari
situazioni
si
disvelano
le
persone
per
come
realmente
sono
e
se
con
voi
non
hanno
niente
a
che
fare,
va
bene
così.
In
linea
generale,
da
qualsiasi
situazione
fisica
voi
partiate,
procedete
per
gradi.
Ovviamente
non
potrete
iniziare
con
il
fare
20
kilometri
di
corsa
in
un’ora
se
da
anni
non
mettete
ai
piedi
un
paio
di
scarpe
da
ginnastica
se
non
per
fare
il
giro
dell’isolato.
Organizzatevi
in
modo
tale
che
OGNI
GIORNO
,
possiate
fare
dell’
ATTIVITA’
FISICA
.
Scegliete
quel
che
vi
piace,
provando
qualsiasi
cosa,
in
gruppo
o
da
sole,
al
chiuso
o
all’
aperto,
finchè
non
troverete
il
vostro
equilibrio
e
soddisfazione
in
quello che fate.
Personalmente
ho
cominciato
attività
fisica
andando
a
camminare
nei
parchi,
facendo
cyclette
e
camminata
su
tapis
roulant
in
palestra,
prima
di
sentirmi
pronta per la piscina.
L’obiettivo
è
raggiungere
i
35/40
minuti
al
giorno
di
sport
con
intensità
media
per
5/7
volte
alla
settimana,
oppure
un’
attività
fisica
di
intensità
elevata,
che
consiste
in
40/60
minuti
al
giorno
per
3
volte
a
settimana.
Va
da
sè
che
dovrete
eliminare
zuccheri
raffinati,
ridurre
o
eliminare
carne
e
affettati,
moderarsi
con
i
formaggi
e
eliminare
fumo
e
alcol,
prediligere
frutta,
verdura,
cerali
non
raffinati
e
legumi.
Sarà
dura
e
avrete
delle
ricadute
ma
l’importante
è
che
riusciate
ad
avere
come
linea
guida
principale
il
mangiare
sano:
eliminare
prodotti
pronti,
preconfezionati,
prodotti
da
forno
e
preferire
verdure fresche o pure (anche se congelate o imbustate).
Il
pensiero
crea
.
Ricordatevelo.
Ogni
cosa
che
pensate
può
farvi
bene
o
male.
Pensare al passato con rimpianto o al futuro con angoscia, non vi aiuta.
Concentratevi
sul
presente,
su
ciò
che
siete
adesso
e
su
cosa
volete
essere
o
diventare
e
cosa
potete
fare
per
ottenerlo.
Godete
ogni
giorno
di
piccoli
momenti:
della
colazione,
del
sole,
della
telefonata
di
un
amico,
del
profumo
dei fiori.
Basta poco per essere felici ma ce lo dimentichiamo troppo spesso.
Forse
penserete
che
lo
yoga
non
faccia
per
voi,
che
potreste
innervosirvi
o
che
non
siete
capaci
a
meditare.
Come
diceva
qualcuno,
nessuno
nasce
imparato
e
i
benefici
che
lo
yoga
e
la
meditazione
apportano
al
fisico
e
alla
mente
sono
scientificamente
documentati.
Direi
che
vale
la
pena
tentare.
Affidatevi
a
una
vera
scuola
di
yoga
e,
come
tutto,
iniziate
gradatamente.
E’
una
pratica
che
ci
fa
fare i conti con il nostro vero sè, essendo abbastanza introspettiva.
Siamo
sempre
propensi
ad
andare
di
corsa,
a
non
fermarci
mai
veramente,
a
non
pensare
a
quel
che
viviamo
attivamente.
Lo
yoga,
ma
soprattutto
la
meditazione,
ci
insegnano
a
trarre
il
meglio
dal
momento
presente
e
da
noi
stessi,
ritrovando
la
nostra
calma
interiore
che
ci
permetterà
di
affrontare al meglio la vita di tutti i giorni.
CANCRO E LAVORO: TUTTO E’ POSSIBILE?
27 Ottobre 2019 - CATEGORIA PROTETTA - LEGGE 104 - PART-TIME - MOBBING - Articolo di Agata Giuffrida
Tra i tanti settori che la malattia influenza, il lavoro è uno di questi.
Ed
è
anche
uno
dei
più
importanti.
Perchè
ci
può
aiutare,
ci
può
distrarre,
ma
può
anche
causare
stress
e
delusioni,
soprattutto
se
il
nostro
capo
o
i
nostri
colleghi
non
riescono
a
capire
la
situazione
(e
purtroppo
la
seconda
ipotesi
è
molto più frequente della prima).
Questo
perchè
le
donne
operate
al
seno,
a
parte
la
chemioterapia
che
rende
molto
evidente
il
loro
stato
di
salute,
dopo
intervento
e
cure,
sembrano
NORMALI.
Non
so
voi,
ma
io
normale
non
mi
ci
sento
ormai
da
quattro
anni.
Siamo
diverse
da
prima
e
questo
è
un
dato
di
fatto.
Avremo
una
vita
diversa
da
prima
è
questa
è
accettazione.
Far
valere
i
nostri
diritti
di
malate
oncologiche
o
in
follow-up
è
nostro
dovere.
Ottenere
comprensione
e
considerazione
dagli
altri
-
colleghi
o
datori
di
lavoro
-
per
mia
esperienza
personale, è pura utopia.
Per
chi
non
lo
avesse
ancora
fatto,
è
necessario
iscriversi
alle
liste
di
collocamento
mirato,
se
quando
vi
hanno
comunicato
ufficialmente
la
percentuale di invalidità eravate disoccupate come la sottoscritta.
Personalmente
non
davo
due
centesimi
a
questo
particolare
canale
di
ricerca del lavoro offerto dal Centro per l’Impiego della mia città.
Ma
con
una
percentuale
provvisoria
del
75%,
l’obbligo
di
legge
di
assumere
categorie
protette
da
parte
delle
aziende
con
più
di
50
dipendenti,
pena
multa
di
circa
60
dindi
al
giorno,
lo
sgravio
fiscale
e
l’agevolazione
contributiva, dopo 8 mesi mi contattarono per un colloquio di lavoro.
Segretaria
part-time,
ma
vicino
casa.
A
un
anno
dall’intervento,
in
piena
terapia
con
hercepin
e
ancora
con
mille
esami
di
controllo
nella
lista
delle
priorità e i capelli corti.
Il
colloquio
avvenne
in
una
stanza
dove
uno
dei
miei
capi
fumava
il
sigaro.
E
già
da
li
dovevo
capire
la
mancanza
di
rispetto
degli
altri
che
quell’ambiente
offriva. Non dissi nulla perchè mai e poi mai pensavo mi prendessero.
E invece avvenne. Contratto a tempo indeterminato, part-time, vicino casa.
Piccolo particolare: non era il mio lavoro.
Partita
doppia
e
fatture
le
avevo
solo
intraviste
a
scuola.
Avrei
imparato.
Certo,
se
mi
avessero
spiegato
con
calma.
E
come
si
sa
a
lavoro
nulla
è
mai
con
calma,
sempre
fretta,
produrre
e
fare
e
mandare.
Scarsa
capacità
di
attenzione,
difficoltà
di
integrazione,
non
riconoscenza
per
il
fatto
che
i
primi
3
mesi
mi
ero
scapicollata
a
non
usare
la
104
e
a
recuperare
le
ore
perse
per
visite e terapie. Senza comprensione, senza riconoscenza. E sapete perchè?
Perchè
adesso
nel
mercato
del
lavoro
è
in
vigore
una
nuova
moda:
quella
di
non
pagare
gli
straordinari,
non
pagare
le
ore
in
più
da
contratto,
di
avere
la
pretesa,
non
scritta,
che
devi
fermarti
a
finire
il
lavoro
e
non
essere
pagata.
Poi iniziò il mobbing. Verbale.
Alchè
iniziai
a
prendere
i
miei
permessi,
3
giorni
al
mese,
oppure
entrare
dopo, oppure uscire prima.
Poi
la
sede
amministrativa
si
trasferì,
e
mi
chiesero
se
per
me
fosse
un
problema. Gli dissi di no.
Il
nuovo
ufficio:
uno
scantinato
nel
sottoscala
di
un
negozio,
l’ex
cucina
di
un
ristorante.
Senza
finestre,
senza
uscite
di
sicurezza,
senza
estintore
e
con
una
porta
scorrevole
che,
se
qualcuno
andava
in
bagno,
tu
eri
chiusa
dentro
e
non
potevi
uscire.
E
con
il
capo
che
continuava
a
fumare
il
suo
maledetto
sigaro.
Durai
3
giorni.
Esaurimento
Nervoso.
Mi
misi
in
mutua
e
con
ostinazione cercai un altro lavoro.
Se
sei
categoria
protetta,
non
puoi
licenziarti
se
il
posto
di
lavoro
te
lo
hanno
trovato
tramite
il
Centro
per
l’Impiego,
altrimenti
esci
dalla
lista
di
collocamento
mirato,
ma,
cosa
più
importante,
se
ti
licenzi
non
hai
diritto
alla disoccupazione.
Mi
misi
in
mutua
a
fine
ottobre.
Dopo
non
so
quanti
colloqui
a
novembre,
il
3 dicembre iniziavo un nuovo lavoro.
Per
molte
di
noi,
la
malattia
è
stata
la
prova
del
nove
di
molte
relazioni
e
di
parecchi
matrimoni.E
non
sempre
questa
prova
è
stata
superata
brillantemente.
Anzi,
il
più
delle
volte
ci
siamo
trovate
alle
prese
con
uomini
poco
presenti
emotivamente,
che
non
ci
capivano
e,
nel
peggiore
delle
ipotesi,
che
ci
abbandonavano.
Personalmente,
il
mio
se
n’è
uscito
con
la
frase:
“Non
mi
piaci
più
fisicamente”.
Eh
si
una
tetta
fa
la
differenza
in
una
relazione.
Fa
la
differenza
se
non
ci
si
ama
veramente,
fa
la
differenza
se
si
ha
paura,
fa
la
differenza
se
si
è
egoisti.
Una
cosa
è
certa:
gli
uomini
sono
(quasi)
tutti
stronzi.
Quindi,
la
prova
del
nove,
se
non
viene
superata,
rimescola
le
carte
e
ci
fa
partire
da
zero
come
donne
e
come
relazionarci
con
i
successivi
partner
o
persone
di
sesso
maschile.
A
un
anno
e
mezzo
dalla
diagnosi,
mi
ritrovai
senza
una
tetta,
ma
con
una
protesi
e
i
capelli
cortissimi,
e
pure
single.
Il
mio
ex
ragazzo
non
è
mai
stato
presente
o
empatico
verso
le
mie
necessità,
e
men
che
meno
quando
mi
sono
ammalata,
forse
fatta
eccezione
per
l’intervento
e
il
post
intervento
(durata
media
del
cambiamento
circa
dieci
giorni).
Come
affrontare
tutto
ciò,
mi
chiederete?
Intanto
guardatevi
intorno:
chi
vi
è
stato
veramente
vicino?
Chi
si
è
occupato
di
voi?
Chi
vi
ha
capito,
consolato,
ascoltato,
aiutato?
Gli
amici?
Le
amiche?
I
familiari?
I
conoscenti?
I
colleghi?
Partite
da
loro.
Da
chi
vi
vuole
veramente
bene
e
ci
tiene
a
voi.
Saranno
la
vostra
forza,
perché
vi
aiuteranno
a
trovare
sicurezza
in
voi
stesse
e
a
riprendere
in
mano
la
vostra
vita.
Valutate
cosa
vi
manca:
mi
ero
resa
conto
di
non
avere
amicizie
maschili
o
amiche
single
con
cui
uscire.
Create
rete
e
il
resto
verrà
da
sé.
Iscrivetevi
a
dei
corsi
dove
ci
sia
gente
da
conoscere,
utilizzate
internet
in
maniera
consapevole
per
conoscere
nuove
persone:
magari
all’inizio
non
sarà
facile
e
vi
farete
prendere
dallo
scoramento,
ma
non
mollate.
Fate
quello
che
vi
piace:
un
corso
di
ballo,
piscina,
oppure
iscrivetevi
a
dei
circoli,
delle
associazioni,
dei
corsi
di
cucina.
Unite
le
vostre
passioni
alle
persone.
Create
legami.
Vi
stupirete
di
quanta
gente
potrete
conoscere
e
quante
cose
belle
potrete
fare.
Ovviamente
la
delusione
potrebbe
essere
dietro
l’angolo.
Ma
è
la
vita,
bisogna
andare
avanti.
Qualcuno
non
vi
capirà,
qualcuno
vi
prenderà
in
giro,
qualcun
altro
seguirà
altre
strade.
Ma
molti
rimarranno,
vorranno
sentirvi
e
uscire
con
voi,
perché
ci
tengono.
Ed
è
da
li
che
dovrete
partire.
Non
sprecate
energie
e
tempo
con
persone
che
valgono
poco.
Valutate
se
vi
fa
stare
bene
e
siate
selettive.
Al
primo
posto
ci
siete
sempre
voi
e
nessun
altra.
Ve
lo
meritate,
ce
lo
meritiamo.
Cambiate
quello
che
non
vi
piace,
vivete
il
presente
pienamente
senza
pensare
al
passato
o
al
futuro.
Le
situazioni
hanno
molte
prospettive
soggettive.
Se
una
situazione
non
vi
piace
è
perché
la
si
guarda da una prospettiva sbagliata. Cercatene il senso positivo e adoperatevi a costruire la vostra felicità.
IN PIENA PANDEMIA DOPO IL CANCRO
12 Marzo 2020 - CORONAVIRUS - PANDEMIA - ISOLAMENTO FORZATO - Articolo di Agata Giuffrida
Si,
tocca
anche
a
noi
stare
a
casa.
A
noi
che,
a
quasi
5
anni
dalla
diagnosi,
vogliamo
vivere
a
360
gradi
ogni
occasione
di
svago,
di
divertimento,
di
socialità,
di
emozione
e
di
amore
che
abbiamo
perso
in
tutte
le
nostre
ansie
da
esami,
visite,
interventi,
chemioterapie
e
cure
ormonali.
Ci
tocca
stare
a
casa.
Per
noi
e
per
i
nostri
familiari
più
deboli,
per
noi
e
per
le
persone
che
ancora
lottano contro il cancro.
Riorganizziamoci
la
vita.
Anche
a
casa
si
può
fare.
Ve
lo
scrive
una
che
a
casa
non
ci
starebbe
mai.
Una
che
si
è
riempita
l’esistenza
di
mille
attività:
yoga,
corsi
di
ballo,
piscina,
camminate,
gite
e
serate
con
gli
amici.
Una
che
ha
sempre
voglia
di
fare
cose
nuove
e
conoscere
persone,
una
che
si
annoia
facilmente,
che le sta stretta la routine, la quotidianità.
Sarà dura per quelli come me. Sarà dura per quelli che sono soli.
Nessun
contatto
fisico,
nessun
viso
amico,
nessuna
cena
al
ristorante
per
fare
due chiacchiere.
Non
si
potrà
ballare,
non
si
potrà
condividere
un
film,
un
pensiero,
un’emozione
dal vivo, faccia a faccia.
L’uomo ha bisogno di socialità, ha bisogno di comunicare.
Sarà
dura
per
chi
soffre
d’ansia,
per
chi
si
fa
prendere
dal
panico,
per
chi
soffre
di claustrofobia.
Sarà dura ma ce la faremo.
Le settimane voleranno. Non ce ne renderemo conto.
Oltre
a
lavorare
da
casa,
per
chi
può,
facciamo
un
elenco
delle
cose
che
non
abbiamo mai avuto tempo di fare.
Dedichiamoci
a
noi
stessi:
alla
cura
del
nostro
corpo,
della
nostra
mente
e
del
nostro spirito.
Cuciniamo
sano,
ne
abbiamo
il
tempo.
Dedichiamoci
alla
meditazione,
possiamo
farlo.
Pensiamo
ai
nostri
progetti
rimasti
in
sospeso
e
organizziamoci
per portarli a termine. Leggiamo. Scriviamo.
E
la
socialità?
Possiamo
anche
tenerla
viva
con
le
chat,
con
WhatsApp,
con
le
videochiamate, con le telefonate.
Anche gli altri hanno bisogno di sentire una voce amica. Di fare due chiacchiere.
Di progettare il domani.
Molto
ci
aspetta
fuori:
persone
da
rivedere,
attività
da
riprendere,
progetti
da
avviare e sarà ancora più bello quando questo succederà.
Ma molto possiamo fare adesso, per noi. Aiutare gli altri stando a casa.
Prenderci più cura di noi stessi e pensare positivo. Sempre e comunque.
Noi ce l’abbiamo fatta.
Abbiamo superato di peggio come ex malate oncologiche.
Supereremo anche il Covid-19.
Siamo
fortunati
a
vivere
nell’era
digital
e
social:
nonostante
tutto
siamo
connessi, virtualmente ed energeticamente, gli uni agli altri.